Ciro Grimaldi, la cucina? la mia vita!

di Antonio Stanzione

Ciro Grimaldi, “vi racconto il mio amore per la cucina, ciò che è diventata tutta la mia vita, dai primi passi fino ad oggi, dalle flessioni alle soddisfazioni il passo è stato breve, ma non molto”.

Ciro Grimaldi nasce 28 anni fa a Sant’Egidio del Monte Albino, un piccolo borgo ai piedi dei monti Lattari, alle spalle della bellissima costiera amalfitana. Ciro, probabilmente, è un predestinato, come un talento inconsapevole che improvvisamente esplode. Dopo essersi diplomato all’istituto alberghiero di Pagani, in provincia di Salerno, muove i primi passi in cucina.

Inizia a Paestum, alle dipendenze dello zio, per poi approdare in strutture più importanti e referenziate, tra la costiera amalfitana e quella Sorrentina, fino a misurarsi con realtà di livello internazionale.

Tra le sue esperienze lavorative più significative, l’Hotel Caruso di Ravello e la collaborazione con diversi chef importanti e di caratura mondiale come Oliver Glowig, Antonio Melillo e Domenico Iavarone.

Conosciamo meglio Ciro Grimaldi

Ciro da dove nasce la tua passione per la cucina?

La mia passione per la cucina è qualcosa che è venuta fuori con calma, un qualcosa che via via è montata dentro di me fino a diventare tutta la mia vita.

A livello professionale qual è la persona alla quale devi di più e perché?

Certamente tra i miei maestri non posso non ricordare Michele De Leo e Oliver Glowig, due personalità che mi hanno dato tanto e che mi hanno fatto crescere enormemente sia a livello personale che professionale, in un mondo così complesso e dinamico, come quello della ristorazione in generale e della cucina in particolare.

Quel è stata la tua esperienza più significativa?

Sicuramente è stata la mia prima esperienza, quella a Paestum, dove ho imparato rigore, velocità e precisione, requisiti di base della ristorazione di qualità. Non posso non menzionare la mia avventura al Caruso di Ravello, io ero ancora Commis e lo chef Mimmo di Raffele mi affidò la prima grande sfida della mia carriera. Poco dopo a Palazzo Avino, lo chef Michele De Leo mi assegnò ai secondi di pesce. Esperienze che hanno alimentato sicurezza e determinazione.

Ciro in cucina

Qual è il tuo ingrediente del cuore e perché?

L’ingrediente che amo di più in assoluto è il limone, una passione riconducibile alle mie radici; da bambino lo mangiavo spesso, così come il pane coi fichi; mi piace molto anche utilizzare l’aglio. Sono tutti elementi del mio territorio, spesso costituiscono la base della mia ispirazione.

Ci racconti un aneddoto simpatico legato alla tua carriera di chef?

Ricordo di quando ero a Paestum alle dipendenze di mio zio, se in brigata si sbagliava, a fine servizio, ci costringeva a fare flessioni.

Cosa pensi dei prodotti biologici?

Trovo i prodotti derivanti dall’agricoltura biologica  migliori sotto tanti punti di vista, anche sotto il profilo organolettico, pertanto, mi piacerebbe, un giorno, poter utilizzare solo ed esclusivamente prodotti bio.

Fino a pochi mesi fa eri a Montecarlo, in un ristorante molto importante, come nasce la decisione di tornare in Italia a Sant’Egidio del Monte Albino?

Bella domanda! Avevo ricevuto anche altre offerte, alcune importanti, poi sono stato contattato da Corte San Lorenzo dei fratelli Cannavacciulo, che mi hanno sottoposto un progetto moto interessante e ambizioso, che vede coinvolto anche Giovanni Sansone, come responsabile di sala; se a questo ci si aggiunge la possibilità di poter tornare a casa, di potersi ricongiungere agli affetti più importanti, dopo un periodo storico doloroso e complicato, la scelta non è stata poi cosi difficile e la sfida di poter far bene nella propria terra non poteva non essere colta.

Piatto

Ci racconti la cosa più bella che ti è capitata in cucina?

Un giorno, ero in servizio con lo chef Oliver Glowig, mi guarda e mi dice: “bravo Ciro, hai fatto gli English Muffin migliori di tutta la Svizzera”.

Ci racconti il tuo sogno nel cassetto?

Avere un ristorante tutto mio, dove poter dare libero sfogo alla mia cucina e alla mia creatività, massimo venti coperti con un menù fisso che cambia periodicamente, in base alla stagionalità e alla mia creatività.

Ringraziamo Ciro Grimaldi Chef di Corte San Lorenzo