Io vinco? Il Vinco

di Isabella Bellitto e
   Andrea Marrazzo

Con il termine vinco si indica la varietà di salice dai lunghi rami utilizzati per i lavori d’intreccio. Poi c’è un altro Vinco, con la “v” maiuscola, che sta ad indicare la voglia di tre ragazzi della Tuscia di mettere insieme le proprie forze per dare vita a un unico progetto: un’azienda vinicola chiamata, appunto, Il Vinco.

Un richiamo alle proprie origini, un ricordo, indubbiamente bello, di ciò che è stato nel tempo passato; ma soprattutto, la speranza che ciò che un tempo era importante, oggi non scompaia, bensì abbia maggior valore.

Così, un bel giorno, di fronte alla bellezza del Lago di Bolsena, Daniele Manoni, Marco Fucini e Nicola Brenciaglia, hanno creduto in qualcosa che oggi è divenuto realtà e proprio loro, ci hanno raccontato come tutto questo sia stato possibile.

Come nasce l’azienda “Il Vinco” e chi dei tre ha avuto l’intuizione?

Il Vinco nasce nel 2015 da un’idea comune in quanto tutti e tre appassionati di vini naturali. Ci siamo avvicinati maggiormente a questo mondo tramite degustazioni e fiere di settore e ce ne siamo innamorati. Da lì abbiamo deciso di provarci.

Qual è la vostra filosofia di produzione in vigna e in cantina?

La filosofia in vigna la definiamo biologica, mentre quella in cantina è una filosofia biodinamica.

Perché avete scelto determinati vitigni e quali sono i vostri prodotti?

La scelta è stata molto semplice. Volevamo lavorare principalmente con i vitigni del posto ed essendo tutti della zona, ci siamo trovati d’accordo. Abbiamo optato per la cannaiola perché nessuno la faceva in purezza e vinificata secca. Inoltre, si tratta di un vitigno autoctono in via d’estinzione. Dei tre soci, uno è di Montefiascone e questo ci ha spinto a fare anche l’Est! Est!! Est!!! in maniera arcaica come lo producevano i nostri nonni.

Oltre a questi vitigni insieme al grechetto rosso che procede in affinamento in botti di rovere, produciamo sette vini, di cui: un procanico in purezza che affina in botti di castagno, un canaiolo vinificato in rosato, il “Rosso delle macchie” (particolarità di questo vino il piede franco) a tiratura limitata prodotto solo nelle migliori annate e a cui siamo particolarmente legati. Infine un blend rosato ottenuto dalla raccolta dei vini presenti in cantina.

Cosa ci raccontate sul Canaiolo Nero e perché lo avete scelto?

Il canaiolo nero è stato per noi una sfida, ovvero quella di salvarlo dall’estinzione. E lo abbiamo scelto anche per un motivo geografico. Facciamo diverse vendemmie. La prima per avere uno spicco acido, le altre a maturazioni progressive per conferire una longevità al vino.

Come avete gestito la situazione durante il lockdown?

Nel nostro caso non sono cambiati molti aspetti. Le richieste durante questo periodo sono aumentate a tal punto che la produzione è già terminata. L’inversione di domanda, dato dalla chiusura del settore Ho.Re.Ca., ci ha dato la possibilità di aprire i nostri orizzonti online.

In vigna e in cantina, fortunatamente, abbiamo avuto la possibilità di dare tante attenzioni al nostro prodotto.

Un prodotto che vale la pena di assaggiare per scoprire il sapore dell’Alta Tuscia.

www.ilvinco.it