Vincenzo Di Nocera, la forza della caparbietà

di Cristiana Antonelli

Classe 1993, nato a Torre Del Greco e cresciuto a Torre Annunziata in provincia di Napoli, Vincenzo Di Nocera inizia il suo percorso lavorativo giovanissimo.

Trascorre l’infanzia nell’officina del padre, alle prese con i motori si trova a suo agio ma è nella cucina che sente la sua vera realizzazione.

Il nostro vero sé non si preoccupa delle aspettative degli altri o di ciò che impone la società; vuole solo farci crescere allineandoci con la nostra anima in modo che possa realizzarsi pienamente.

E Vincenzo Di Nocera ha fatto esattamente questo, è riuscito nel suo scopo non lasciandosi sviare da tutti coloro che lo incoraggiavano ad intraprendere altre strade, forse più semplici e meno impegnative.

Facendo questo mestiere, contro tutto e tutti, ha dimostrato che arriva il momento in cui il nostro vero io ne ha abbastanza di interpretare un ruolo che non si addice a noi, dunque con coraggio, consapevolezza e volontà nel superare mille ostacoli, è riuscito nel suo intento: ora lo troviamo come Chef Executive del ristorante “O’ sbarazzino” di Torre Del Greco.

Ma andiamo a conoscere più da vicino le esperienze del giovane Chef Vincenzo Di Nocera.

Vincenzo Di Nocera

Vincenzo Di Nocera

Come è iniziato il tuo percorso professionale e cosa ricordi con maggiore interesse di quel periodo?

Ho frequentato l’Istituto Alberghiero di Vico Equense; mi svegliavo tutte le mattine alle 6 per prendere il treno quindi la mia giornata è stata lunga fin da subito; questa gavetta mi ha preparato alle lunghe ed estenuanti ore in cucina che affronto oggi con determinazione e capacità di volere.

Ho lavorato a Milano Marittima e a Londra, allo “Shoreditch House” , club di lusso esclusivo, in cui ho appreso l’arte delle creatività unendo la cucina italiana ai sapori inglesi.

Ricordo una rivisitazione del nostro “Porceddu”, piatto caratteristico della Sardegna, dunque maiale lasciato marinare la sera prima con olio, vino rosso e odori vari e poi cotto il giorno seguente a bassa temperatura interamente ricoperto di  sale cosi da rendere la carne più succosa e saporita.

C’è una persona a cui devi di più a livello professionale?

Tutto quello che sono oggi, lavorativamente ed umanamente, lo devo ad Enzo Perrotta, Chef della Trattoria Speranzella, cucina tipica napoletana nel cuore della città.

Mi ha preso sotto la sua ala protettiva come un figlio; gli sarò sempre riconoscente per aver creduto in me.

Raccontaci un simpatico avvenimento legato al tuo lavoro.

E’ successo tanto tempo fa, agli esordi del mio percorso professionale; fui chiamato a lavorare in un ristorante ma non ero molto simpatico al fratello del gestore che li faceva lo Chef. Cercavo di aiutarlo in tutti i modi in cucina ma non andava mai bene quello che facevo.

Alla fine fui costretto ad andarmene ma essere ricontattato alcuni anni dopo da lui stesso chiedendomi se avessi qualche lavoro da commissionargli fu una soddisfazione enorme!

Nel frattempo mi ero fatto un nome e forse si era reso conto che era stato eccessivamente severo; nessun rancore solo un grande compiacimento.

L’ ingrediente preferito?

Sicuramente il basilico. Ne adoro il sapore forte e il profumo intenso; utilizzo prodotti di stagionali, dunque attenderò la stagione calda per il suo utilizzo.

Quale è il tuo piatto del cuore?

Non ne ho nessuno in particolare perché tutti i miei piatti devono stupire, i clienti devono essere soddisfatti e ricordarne il gusto a lungo;

tuttavia dovendo proprio scegliere me ne vengono in mente alcuni: la Genovese classica, il risotto corallino (assoluto di gamberi cotti e crudi con corallo e polvere di alga marina), petto d’ anatra cotto sottovuoto a bassa temperatura con crema di zucchine alla sambuca e polvere di caffè, Parmigiana di scottona, ovvero controfiletto di scottona marchigiana scamorza e basilico il tutto impanato con panko e lamelle di mandorle tostate su coulis di pomodoro San Marzano e salsa al parmigiano e la Pizza Executive con baccalà, polvere di olive, salsa di capperi e pomodorino di Corbara in acqua.

Risotto corallino

Risotto corallino

Che ne pensi dell’agricoltura biologica?

Sono d’accordo con la filosofia che c’è dietro il biologico, tutti ne parlano adesso e sono certamente a favore dell’utilizzo di un prodotto coltivato naturalmente.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Più che sogni ho progetti veri e propri per il futuro. Non penso alle Stelle Michelin, vorrei rimanere con i piedi ben saldati a terra. Vorrei tornare alla normalità, lavorare di più, avere più collaboratori in modo da proporre ai clienti un’offerta di piatti più ampia.

E’ esattamente ciò che devi fare: concederti un po’ di fiducia. E noi te lo auguriamo di cuore.