di Antonio Stanzione
Il Ciliegiolo è un vitigno, probabilmente, importato in Italia dalla Spagna, nell’ormai lontano 800. Diciamo probabilmente perchè in realtà ci sono 2 scuole di pensiero, la prima e secondo noi più accreditata lo vede di importazione, la seconda lo vede, invece, nascere in Umbria e quindi ritiene che sia autoctono. Coltivato soprattutto in Toscana e Umbria, regioni nelle quali, certamente dà il meglio di sè, Il Ciliegiolo è tuttavia presente in tante altre regioni italiane, come le Marche, la Liguria, l’Abruzzo, il Lazio e la Puglia.
La pianta
Presenta foglie medio-grandi, di forma pentagonale trilobata o pentalobata; la parte superiore è di colore verde bottiglia, con nervature verdi, mentre quella inferiore è di colore verde acqua. Il grappolo è di forma cilindrico piramidale, lungo e compatto, con la presenza di una o due ali. Gli acini sono di media grandezza e dalla forma regolare, mentre la buccia è ricca di pruina e si presenta, a maturazione, di colore nero violaceo. Di buona vigoria, il Ciliegiolo mediamente arriva a maturazione nella seconda metà di agosto.
La vinificazione
Una volta, molto spesso, il Ciliegiolo veniva utilizzato in taglio con il Sangiovese; oggi, invece, si tende a vinificare quest’uva in purezza e ciò accade maggiormente nei distretti che hanno una DOC apposita per questa varietà, ovvero Maremma Toscana, Golfo del Tigullio, Val di Cornia, Rosso Orvietano e Controguerra.
Se vinificato in purezza, il Ciliegiolo dona nettari di colore rosso rubino intenso. Al naso arriva netta e nitida la nota di ciliegia, dalla quale si pensa derivi il nome, seguita dalle sensazioni speziate. Il sorso è generalmente morbido e di buona persistenza. È una varietà che si presta molto a vini freschi e d’annata, ma si è visto col passare del tempo che in alcune zone, come ad esempio la Maremma Toscana, può sopportare anche discreti invecchiamenti.
Il Vino
Se si parla poi di Ciliegiolo in Purezza Bio, non si possono non citare Edoardo Ventimiglia di Sassotondo e Leonardo Bussoletti, sicuramente due dei produttori più illuminati della penisola, che riescono a lavorare e vinificare questo vitigno ottenendo risultati straordinari. Per citare alcuni vini, Sassotondo produce un Ciliegiolo in Purezza dal nome San Lorenzo, ormai icona della Toscana in generale e della Maremma in particolare, ma negli ultimi tempi ha affiancato alla sopra citata referenza anche Poggio Pinzo e Monte Calvo, due vini che certamente faranno parlare di loro. In Umbria, invece il Ciliegiolo Bio, in Purezza, ha un nome e un cognome, come detto in precedenza, si chiama Leonardo Bussoletti. Senza dubbio i suoi due vini, 05035 e Brecciaro, che affondano le proprie radici a Narni, stanno contribuendo a scrivere la storia enologica di questa varietà.
Immagini di Carla Benini