di Cristiana Antonelli
Il primo resoconto annuale sul territorio della Valpolicella in generale e sul Valpolicella Superiore in particolare, è stato presentato da Christian Marchesini, Presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella.
Il 24 giugno 2021 si è svolto un Webinar, ormai odierna modalita’ innovativa di confronto tra produttori, operatori e stampa sulle problematiche e le novita’ riguardanti lo sviluppo del territorio della Valpolicella.
Nello specifico, il focus tematico è stato posto da Christian Marchesini, Presidente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella, sul primo resoconto annuale (Valpolicella Annual Report di cui e’ presente anche la versione inglese) che illustra l’andamento storico, climatico e di mercato dei vini di questa zona d’ Italia.
La Valpolicella rappresenta l’eccellenza del nostro paese e ha contribuito a rendere famosi i vini italiani nel mondo.
Sicuramente quello che balza all’occhio osservando le cifre del resoconto è che la superficie vitata è cresciuta da 4600 a 8400 ettari dal 1998 ad oggi; si tratta dunque di un enorme balzo in avanti per la produzione con una crescita del 60%.
E’ importante il consolidamento dei mercati storici così come sta avvenendo in Nord-Europa, Canada e Stati Uniti (più ricettivi con l’Amarone e meno con il Valpolicella Ripasso, al contrario del Canada) e puntare al Sud-Est Asiatico.
Nei primi mesi del 2021, infatti, si è notata una lieve apertura verso la Cina, + 2% ma di grande prospettiva futura.
Numeri importanti quelli che vengono riportati nel resoconto con 2270 produttori e 322 imbottigliatori con un business legato quest’anno a 17 milioni di produzione di Amarone, 31 milioni di Ripasso e 15 e mezzo di Recioto.
Quello della Valpolicella è un sistema complesso, fatto di aziende verticali, cioè che dalla vigna arrivano direttamente alla produzione del vino, esse sono più propense alla produzione dell’Amarone e del Valpolicella, meno del Ripasso.
Queste ultime rappresentano il 22% del sistema Valpolicella, le sei cooperative presenti rappresentano il 37% e gli imbottigliatori pesano per il 41% dell’imbottigliato.
L’idea è continuare a coltivare vitigni autoctoni o comunque utilizzare varietà presenti solo nella provincia ovest di Verona e soprattutto valorizzare non solo i vini classici della zona (Amarone, Ripasso, Recioto che sono considerati vini di metodo) ma anche il Valpolicella e il Valpolicella Superiore che il Consorzio ha deciso di rilanciare come vini più espressivi del territorio.
Tale esigenza nasce dal fatto che quest’ultimo è considerato un vino di nicchia, fine, sottile, elegante e dal desiderio di sviluppare una ulteriore fetta di mercato.
Ulteriori punti di forza sono la certificatione delle tre R – Riduci, Risparmia, Rispetta – impostata dal Consorzio circa 10 anni fa iniziato inizialmente per risolvere il contenzioso tra produttori ed abitanti locali che ha portato ad un aumento dell’adesione alla certificazione biologica (12% dei vigneti);
Questo ha anche portato ad un tipo di richiesta turistica a contatto con la natura in cui i produttori hanno deciso di investire maggiormente in ospitalità, almeno il 70%.
Parecchi sono i punti di forza che però hanno una controparte debole che risiede nella stessa natura della Valpolicella: un Consorzio che rappresenta e tutela 4 denominazioni non può che creare una struttura di regole complesse che rischia a volte di confondere le idee al consumatore e al produttore con sovrapposizioni stilistiche e commerciali.
È sorta nel tempo l’esigenza, in particolare, di separare nettamente il concetto enologico che sta dietro alla produzione di Ripasso e di Valpolicella Superiore (che spesso si assomigliano e si fanno concorrenza nei mercati di riferimento).
Un sondaggio lanciato dal Consorzio verso i produttori ha così recepito il bisogno di chiarire i confini fra queste di tipologie di vino, trovando una sorta di traccia che verrà definita meglio nei prossimi anni. Le questioni principali si soffermano sull’opportunità o meno di usare l’appassimento per il Valpolicella Superiore e sulla fascia di prezzo su cui puntare, che insieme alle questioni tecniche enologiche e di affinamento e a quelle geo-climatiche verranno gradualmente affrontate insieme ai produttori.
L’idea è affrontare un percorso non facile ma ambizioso, che vede la Valpolicella ripartire per scrivere nuovi capitoli della sua storia.