Annual Report 2021 – ValorItalia

di Cristiana Antonelli

Il 20 ottobre 2021 si è svolta la presentazione dell’Annual Report sui numeri e tendenze del settore vinicolo nell’anno della pandemia, annus horribilis di tutti i tempi, da parte dell’Ente Valoritalia, leader nel settore della certificazione.

Interessante notare che la pandemia non ha avuto le medesime ripercussioni in tutti i settori; a tale proposito, il comparto vitivinicolo ha avuto un andamento sorprendentemente anomalo.

Dall’analisi capillare effettuata da Valoritalia, si osserva che nell’ insieme la viticoltura nazionale ha reagito bene alla chiusura generalizzata e all’impatto della crisi; l’imbottigliato complessivo ha infatti registrato una crescita dell’1%.

Risultati dunque molto positivi ed una tenuta abbastanza stabile in un periodo storico particolarmente delicato; il timore più forte, infatti, era quello di perdere l’identità del vino italiano.

Grazie al sistema informatico della autocertificazione e grazie anche alla tempestività con la quale le istituzioni hanno affrontato l’emergenza, questo non è successo.

L’attività

Valoritalia è stato in grado di certificare un totale di quasi 2 miliardi di bottiglie, circa 8 miliardi di valore per le denominazioni da esso gestite.

E’ cresciuto dunque il valore aggiunto fornito dalle certificazioni, 9 aziende su 10 hanno intenzione di adottare almeno una nuova certificazione che riguarda il vino sostenibile, che è quello che desta nuovo interesse al momento.

L’Ente Valoritalia, che controlla il 60-70% del vino italiano, non ha mai cessato le proprie attività di certificazione neanche nel periodo di maggiore chiusura e difficoltà, garantendo la continuità operativa delle imprese.

Nel panorama nazionale dunque Valoritalia è senza dubbio l’Ente più solido del settore che certifica il 43% delle DO riconosciute e attive nel 2020 che rappresentano il 57% della produzione nazionale pari ad oltre 19 milioni di ettolitri.

L’attività di Valoritalia è distribuita su tutto il territorio nazionale, principalmente del centro Nord, in alcuni casi certifica il 100% della produzione (Valle d’Aosta, Marche, Emilia Romagna e Lombardia).

La certificazione si compone del 16% DOCG, 55% DOC e 29% IGT, sono state realizzate all’incirca 11 mila visite ispettive correlate all’ampiezza delle denominazioni, delle quali 68% sul campo e 32% in cantina.

Inoltre si è notata una tendenza al rialzo dall’inizio del secondo semestre 2020 che è proseguita ininterrotta per i successivi 14 mesi evidenziando una certa progressione che non fa che confermare la validità della strada intrapresa.

Il valore delle certificazioni

Durante l’incontro sono stati presentati anche i dati della ricerca effettuata dall’Osservatorio Nomisma-Valoritalia sul valore delle certificazioni nel percepito di produttori e consumatori.

Questa analisi  ha visto coinvolte oltre 100 imprese vitivinicole e 1000 consumatori di vino tra i 18 e i 65 anni, realizzati a distanza di un anno l’uno dall’altro (a settembre 2020 e 2021).

Ne emerge una sempre crescente attenzione nei confronti delle certificazioni. Sia da parte dei consumatori, che mostrano particolare fiducia nei confronti dei prodotti certificati, che sul versante delle imprese, consapevoli del valore aggiunto rappresentato dalle certificazioni stesse.

Un merito particolare allo spunto di riflessione del Presidente Francesco Liantonio in cui si evidenziano due aspetti; il primo che il prodotto sempre di più deve essere economicamente sostenibile, dobbiamo dunque riempire di contenuto la parola sostenibilità che deve essere misurabile e certificabile;

il secondo, che per effettuare un cambiamento servono dati, per capire dove siamo e dove vogliamo arrivare servono numeri, dunque si ribadisce il concetto che la certificazione è indispensabile per fornire alle imprese italiane un quadro sempre più esatto sulla produzione vitivinicola.

La conclusione da parte di Filippo Gallinella, in qualità di Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, ha ribadito come tale sforzo legato alla sostenibilità compiuto dalle aziende sia lodevole e che l’Italia vitivinicola debba essere pronta a soddisfare le richieste dei mercati non sono nazionali ma anche internazionali.