Tuscia… Habemus Vinum

di Simone di Giorgio

Parafrasando la celebre frase che annuncia l’elezione del Papa introduciamo un territorio che è stato Etrusco, Romano, terra di lotta, terra di confine, Patrimonio di S. Pietro e Sede Pontificia ma che è soprattutto terra di grandi vini, la Tuscia. 

Tuscia è la denominazione attribuita all’Etruria dopo la fine del dominio Etrusco e il conseguente ingresso nella Repubblica Romana.

Un nome che attualmente identifica l’attuale territorio della provincia di Viterbo, antico come la sua terra, imperniata sull’antica caldera del lago Di Bolsena.

Grazie alla sua grande fertilità, dovuta sia al clima, sia all’origine vulcanica dei suoi suoli, la Tuscia è da sempre una terra in cui la viticoltura la fa da padrone, basti pensare che si arriva ad una media produttiva di 34 mila quintali l’anno.

La storia è quella etrusca, la tecnica viticolo-enologica quella che meglio si adatta al variegato e composito ambiente pedoclimatico dell’intera area. Vini di pronta beva per i bianchi, più complessi i rossi se affinati in legno.

I vitigni più utilizzati nella zona sono: il Grechetto (termine con cui si identificano i vitigni afferenti al gruppo dei “Greci”); l’Aleatico, uva con la quale si produce la rinomata DOC “Aleatico di Gradoli”.

Particolare attenzione va data al Trebbiano Toscano (localmente detto Procanico) e al Trebbiano Giallo (localmente chiamato Rossetto) con i quali viene prodotto in maggior parte il vino della nota doc lacustre “EST EST EST”; conosciuti e coltivati già in epoca romana, basti pensare che Plinio il Vecchio descriveva il vino della zona come Vinum Trebulanum.

Questi vitigni concorrono anche alla produzione di altre due DOC, una, che racchiude tutta la produzione centrale del Viterbese e un’altra più a nord, ossia la DOC Orvieto e la sottozona Orvieto Classico alla quale concorrono anche Verdello e Canaiolo Bianco.

Data La natura di “terra di confine” che assume la Tuscia e la conseguente influenza culturale della cucina Toscana e Romana, i vini del territorio hanno una non comune versatilità. Buoni, di grande personalità, esuberanti e capaci di confrontarsi con i grandi vini blasonati, ci permettono di passare da abbinamenti con pesce di mare, pesce di lago come il Coregone, o piatti di carne come il Coniglio verde Leprino, altra eccellenza Viterbese.

Particolare attenzione negli ultimi anni è stata data alla produzione di Vino Biologico o naturale nella zona che, in alcuni casi, si sta lentamente adeguando alla coltivazione senza l’aiuto di sostanze chimiche di sintesi e senza l’uso di OGM, in pieno accordo con la nostra filosofia di agricoltura “Green”.