di Cristiana Antonelli
Salvatore Varriale, Chef di sangue partenopeo, ha fatto della sua passione in cucina uno stile di vita quotidiano.
Nato a Castellammare di Stabia, classe 1989, sin da piccolo è affascinato dal mondo raccontato dal nonno agricoltore che aspettava ogni mattina i pescatori al porto di Torre Annunziata; comprava il pesce appena pescato e aveva una passione per la cucina che ha trasmesso al giovane Chef.
Dal padre, agricoltore anche lui, ha ereditato la conoscenza del territorio, fondamentale in cucina per capire le materie prime e poterle elaborare in un piatto.
Ma andiamo a conoscere meglio Salvatore Varriale e soprattutto la sua idea di cucina.
Qual è la persona a cui devi di più a livello professionale?
Sicuramente l’esperienza con MSC Crociere mi ha dato tanto a livello organizzativo; inoltre ho imparato molto sulla creatività e l’innovazione, ingredienti fondamentali in cucina.
L’ ingrediente del tuo cuore?
Senza ombra di dubbio il pomodoro, non riesco ad immaginare una cucina senza questo ingrediente.
Quale è il piatto che ti rappresenta di più e perché?
Si tratta di una triglia con pane raffermo e pomodoro cucinata da mio nonno, il mio grande maestro ispiratore in questo lavoro: è un piatto che rappresenta la mia adolescenza e a cui sono molto legato.
Che ne pensi dell’agricoltura biologica?
Sono d’accordo con la filosofia che c’è dietro il biologico, è importante investire in progetti simili e valorizzare le ricchezze della nostra terra in modo pulito e strutturato.
Dove ti vedi tra 10 anni?
Immagino me stesso nella gestione di più ristoranti per poter finalmente esprimere al meglio me stesso.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe ottenere un riconoscimento dalla Guida Michelin come coronamento di un percorso evolutivo nato dalla grande passione e forza di volontà che ho sempre messo in questo lavoro.
Grazie a Salvatore Varriale per l’intervista e a Massimo Pisciotta per la segnalazione