Sergio Mottura e la piccola Borgogna

di Pasquale Davide Longo

Immersa tra le colline di Civitella d’Agliano e la pianura umbra, in una natura incontaminata, tra boschi, laghi, torrenti e con un’ottima esposizione di luce solare e delicate brezze che ne fanno una zona famosa da quasi un millennio per la produzione di vini di qualità, affonda le proprie radici l’azienda di Sergio Mottura.

La certificazione biologica è la naturale evoluzione di una filosofia rivolta al massimo rispetto per l’ambiente, tant’è, che dei circa 130 ettari di proprietà della tenuta, solo 36 sono vitati mentre gli altri sono volutamente lasciati, nel rispetto della natura, a boschi, per salvaguardare la loro importanza ambientale. Una scelta di coltivazione che diventa una vera e propria filosofia di eco-sostenibilità e di uso responsabile delle risorse naturali.

La coltivazione e la raccolta delle uve avviene con tecniche tradizionali nel rispetto dell’ambiente; le piante vengono trattate esclusivamente con fertilizzanti naturali e le uve, raccolte rigorosamente a mano e vinificate con l’ausilio delle più attuali tecniche.

Da qui anche la scelta dell’istrice come simbolo aziendale, come si nota anhce dalle etichette, un animale che ha ripopolato la tenuta e che vive solo dove c’è un equilibrio biologico.

Caratteristica anche la cantina, scavata nella pietra e nascosta nel sottosuolo. Sopra si erige il palazzo più antico di Civitella d’Agliano, dove la famiglia Mottura ha dato vita alla Tana dell’Istrice, un accogliente agriturismo che abbina i vini ad una gastronomia di ottima fattura.

L’azienda, produce un’ampia gamma di prodotti eccellenti come: il Poggio alla Costa, il Tragugnano, l’Orvieto, il pluripremiato Muffo, lo Spumante, il Magone, il Civitella rosso, il Nenfro e il Latour a Civitella.

Proprio quest’ultimo vino, prodotto per la prima volta nel 1994, ha consentito al rilancio e alla valorizzazione a livello mondiale del Grechetto.

Nel 1993, Sergio Mottura si trova a Berlino per una fiera, e durante una cena, per pura casualità arriva al tavolo di Louis Fabrice Latour, autorevole produttore di vini della Borgogna, una bottiglia di Grechetto Poggio della Costa 1992. Latour ne rimane colpito e chiede a Mottura se avesse mai pensato di affinare questo vino in legno. Sergio risponde che nei suoi precedenti tentativi non aveva ottenuto grossi risultati. Cosi Fabrice Latour inviò a Civitella d’Agliano alcune sue barriques, selezionate per i vini bianchi, e decide di tramandare alcuni segreti dell’affinamento in legno che egli stesso custodiva da 12 generazioni.

Nasce così il Latour a Civitella, un vino che nel 2001 è diventato il primo vino bianco laziale ad aver ottenuto il prestigioso premio dei “tre bicchieri” nella “Guida ai Vini d’Italia” del Gambero Rosso / Slow Food oltre che il riconoscimento come miglior Grechetto del mondo.