di Antonio Stanzione
Il quattro ottobre 1957, alle ore 19,28, fu lanciato lo Sputnik 1, il primo satellite della storia, che determinò il sorpasso sovietico a danno degli Usa nella corsa allo spazio; nello stesso anno, Walter Ghezzi, imprenditore milanese, decise di acquistare la storica Villa e una parte del borgo di Camigliano.
Ghezzi fu il primo imprenditore alloctono, per usare un termine caro al mondo del vino, ad investire nella fantastica terra d’elezione del Brunello di Montalcino. In questo antico borgo ricco di storia, nel 1965, appena prima del riconoscimento ufficiale della DOC e della nascita del Consorzio del Brunello di Montalcino, vide la luce la prima bottiglia di Brunello firmata Camigliano.
Da allora, tante cose sono cambiate, ma non l’animo più puro e la visione imprenditoriale della famiglia Ghezzi, che ha visto succedere a Walter il figlio Gualtiero, il quale, con l’aiuto della moglie Laura e delle figlie Silvia e Isabella, ha dato una forte e moderna impronta all’azienda. Oggi, Camigliano conta 530 ha di proprietà, 93 dei quali vitati, a circa 300/350 metri sul livello del mare; la produzione vinicola annuale si attesta a circa 330.000 bottiglie divise tra Brunello, Rosso di Montalcino, Poderuccio, un Vermentino chiamato Gamal e il Gamal Rosa, un blend di Sangiovese e Syrah.
Alle più avanzate tecniche di vinificazione si affianca un’agricoltura attenta ai cicli della natura, che segue i rigorosi dettami dell’agricoltura biologica. Camigliano, comunque, non è solo Brunello e non è solo vino; entrano nella produzione aziendale anche Olio EVO e Grappa. Gualtiero cura personalmente i vigneti con l’ausilio dei più stimati professionisti italiani, uno tra tutti Sergio Cantini, stimato enologo, ormai trasferitosi a Camigliano. Una curiosità sullo stemma aziendale, che reca l’immagine di un cammello, immagine impressa in un sigillo del tredicesimo secolo, che si pensi sia legato alle crociate che raggiunsero la terra santa.
La magia di Camigliano non si ferma alla sua origine, alla sua posizione geografica, seppur baciata da Dio o alla sua storia, ma si esprime, soprattutto, attraverso la suggestiva e caratteristica cantina che sorge sotto le mura dell’antico villaggio di Camigliano e nella quale oggi è possibile degustare i prodotti aziendali.
Proviamo ora a conoscere meglio Camigliano e la sua filosofia con Sergio Cantini, l’enologo dell’azienda.
Quando e perchè avete deciso di cominciare il percorso che vi ha portato a conseguire la certificazione biologica?
Abbiamo iniziato le prime prove di agricoltura biologica nel 2012, su piccoli appezzamenti. Dal 2014 è iniziato il periodo di conversione di tutta l’azienda, e di conseguenza, nel 2017 è stata prodotta la prima annata biologica certificata in etichetta. La decisione di passare all’agricoltura biologica è stata inizialmente una spinta da parte della proprietà, da sempre molto sensibile alle tematiche ambientali ed al rispetto del territorio. Per di più c’è da dire che Camigliano, per la sua posizione e per le sue caratteristiche ben si presta ad una agricoltura biologica, dove le persone hanno il ruolo fondamentale, a scapito dell’utilizzo di prodotti chimici e di una gestione “più distaccata”.
Qual è il suo vino del cuore tra le vostre etichette?
Il mio vino del cuore è sicuramente il Paesaggio Inatteso, perché è l’ultimo nato (tra i vini rossi), e forse è quello nel quale ultimamente abbiamo dedicato più energie, per trovare la sua giusta espressione e personalità. Inoltre è un vino che secondo me rispecchia molto bene anche la nostra azienda ed il territorio di Camigliano.
Il nome Paesaggio Inatteso per il vostro vino di punta come nasce?
Per il 2017 abbiamo deciso di uscire con un vino nuovo in occasione dei 60 anni di Camigliano, acquisita nel 1957 da Walter Ghezzi. Trattandosi del 2012, una buonissima annata per Montalcino, l’idea è stata quella di produrre un Brunello speciale, proveniente da un vigneto particolare dell’azienda. Il nome Paesaggio Inatteso deriva dal nome di un quadro di un autore romano, Fortunato, che dipinge paesi in mezzo agli alberi. Ci piace immaginare che Camigliano sia uno di questi paesi, che appare, dopo un viaggio di 10 km provenendo da Montalcino in mezzo ai boschi e alle vigne, e lascia chi arriva nello stupore.
Perchè Gamal?
Gamal è una parola che in un’antica lingua della Mesopotamia indica la parola cammello. Quindi un omaggio al sigillo che ci dà il nome.