L’Agricoltura Biologica in Italia

di Simone Feoli

Uno sguardo analitico sulla composizione della filiera.

Nell’ultimo decennio, l’agricoltura biologica in Italia ha registrato un significativo incremento con riferimento sia alla superficie coltivata, raggiungendo i 2 milioni di ettari sul territorio nazionale, sia per quanto concerne il numero totale di operatori registrati sul SINAB (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica), superando nel 2019 la soglia delle 80.000 unità.

Rispetto a quest’ultimo dato, va evidenziato come da un lato si è assistito, nel biennio 2018-2019, ad una tendenziale stabilizzazione della crescita del numero dei produttori, mentre dall’altro si sia registrato un incremento pari al + 9,2% per la popolazione dei trasformatori, all’interno della filiera.

Rispetto alla superficie nazionale, si evidenzia come circa il 60% del totale sia rappresentativo di tre principali orientamenti produttivi, ovvero prati pascolo, (rappresentativi di circa il 25% del totale) colture foraggere (rappresentativi di circa il 19% del totale) e colture cerealicole (rappresentativi di circa il 16% del totale).A seguire, in ordine di estensione, si collocano le superfici destinate all’olivicoltura, con  circa 243.000 ha e quelle destinate alla Viticoltura, con circa 110.000 ha. Con riferimento a questi ultimi due dati, si conferma il trend di crescita dell’ultimo triennio: nel solo 2019 è stato registrato un +2% per l’olivicoltura e un +3% per la viticoltura.

Rispetto, invece, al dato relativo agli operatori biologici in Italia, si registra come nel 2019 sia stata superata la quota delle 80 mila unità, grazie all’ingresso nel si­stema di certificazione per l’agricoltura biolo­gica di circa 1600 nuovi operatori per un totale di 80.643 imprese registrate, ovvero +2% rispetto al 2018. Facendo riferimento alla SAU nazionale (Superficie Agricola Utilizzata) l’agricoltura biologica, nel corso dell’ultimo decennio, ha raggiunto una superficie totale rappresentativa di una quota pari al  15,8% del totale nazionale. Con riferimento, invece, alla popolazione delle aziende agricole distribuite in Italia, la quota relativa alle aziende biologiche rappre­senta circa il 6,2% del totale.

Un ultimo focus analitico, se pur sintetico, va necessariamente riferito all’analisi del mercato biologico. Negli ultimi anni infatti, si registra anche sotto questo profilo, un significativo incremento. Nonostante la complessità derivante dalla contingenza pandemica, secondo i dati ISMEA/Nielsen relativi al primo semestre 2020, il valore dei consumi biologici è aumentato rispetto allo stesso periodo del 2019 registrando un incremento pari al +4,4%, raggiungendo la soglia dei 3,3 miliardi di euro, con prodotti come frutta, latte e ortaggi incidenti per una quota maggioritaria sulla spesa bio complessiva (66%) effettuata in GDO (Grande Distribuzione Organizzata) e nei negozi specializzati. Significativi, a tal proposito sono anche i tassi di crescita relativi ai prodotti ittici (+32%), alle carni (+22%) e ai vini/spumanti (16%).

Sebbene si sia registrato un incremento diffuso rispetto ai differenti canali di vendita, sia online che offline, si attesta in tal senso il primato della GDO, che registra un +5% rispetto anno precedente, seguito dai negozi specializzati con un +8%, ma ancor più significativo è il dato relativo all’incremento degli e-commerce dei prodotti biologici, che registrano un valore pari al +143%. Quest’ultimo dato è apprezzato per la sua eccezionalità, in quanto risulta essere superiore, in termini percentuali, al dato registrato per l’alimentare nel suo complesso, pari a +125%.

In conclusione, sebbene quanto descritto rappresenta un quadro analitico estremamente sintetico sulla dimensione dell’agricoltura biologica in Italia, va evidenziato, senza dubbio, come l’incremento registrato nell’ultimo decennio nel territorio nazionale, sia tendenzialmente in linea con l’indirizzo tracciato dagli obiettivi della Strategia dell’UE sulla biodiversità. Con la comunicazione sul Green Deal (COM (2019) 640), pubblicata dalla Commissione Europea in data 11 dicembre 2019, l’Unione Europea ha definito i tratti del  percorso finalizzato a diventare “il primo continente climaticamente neutro nel 2050”. Sebbene la sfida possa risultare estremamente ardua, si sottolinea come sarà strettamente connessa non solo alle politiche di tutela ambientale, ma anche e soprattutto  allo sviluppo della “bioeconomia” e all’evoluzione delle dinamiche che animano la filiera agro-alimentare europea.