L’Aglianico, un grande rosso dal carattere longevo!

di Simone Feoli

Dalla Campania alla Basilicata in compagnia dell’Aglianico, un grande rosso dal carattere longevo!

Nella serata di venerdì 19 Novembre, presso il Castelluccio di Battipaglia (SA), si è svolta la Masterclass di approfondimento sull’Aglianico, organizzata dall’Associazione Terra – Nostra di Battipaglia in collaborazione con ONAV Salerno, e con il contributo di ONAV Benevento e ONAV Avellino.

“Il vino Aglianico è prodotto nel reame di Napoli, sulla montagna di Somma, ove si fa il buon Greco; è rosso e la sua rinomanza è pari a quella del Greco; soprattutto se la vendemmia è favorita da un tempo secco. Questi vini, forti nel colore, diventano migliori, più morbidi, a misura che questo si attenua e sono perfetti quando hanno l’aroma, la limpidezza, la morbidezza. Sua Santità ne beve volentieri e li definisce “la bevanda dei vecchi”, per la loro bontà.”

Con queste parole Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III, descriveva nel XVI secolo il vitigno a bacca rossa che oggi, a tutti gli effetti, risulta maggiormente rappresentativo della viticoltura del Meridione.

Sebbene le parole del bottigliere di Sua Santità diano evidenza di come già a quei tempi fosse apprezzato per la sua bontà e per la sua rinomanza, è da sottolineare come la narrazione legata alla genesi di questo vitigno abbia radici ben più radicate in epoche precedenti al 1500. Non a caso, è lo stesso disciplinare di produzione dell’Irpinia DOC che evidenzia un elemento di straordinario carattere storiografico: “La diffusa e specializzata presenza della vite in tutta l’Irpinia, nei secoli, dà luogo allo sviluppo nell’area di corretti sistemi di allevamento della vite che ottimizzano le esigenze tecnico – produttive con le fisiologie dei vitigni allevati. Tra questi, si ricordano: il sistema di allevamento tipico conosciuto come “Alberata Taurasina o Antico sistema taurasino”, risalente alla scuola etrusca, applicato per l’Aglianico e i vitigni rossi […]”.

Nel corso degli anni, numerosi sono stati i progetti di ricerca accademica e non accademica condotti sull’aglianico, atti a definire una sempre più corretta analisi parentale, (si segnala su tutti il lavoro di De Lorenzis, 2013) tuttavia, rimane evidente una matrice comune di indubbio valore: il vitigno Aglianico ritrova la sua genesi in epoche remote, molto probabilmente riferibili al VI-V secolo a.c., dando evidenza di come questo vitigno abbia rappresentato, da sempre, un elemento imprescindibile nella viticoltura campana, lucana e, in termini più ampi, meridionale.

Di elementi storiografici che narrano lo sviluppo della coltivazione dell’aglianico, nel corso dei secoli, in Campania come in Basilicata, in Puglia come in Calabria, è possibile consultarne davvero tanti e puntualmente, è piacevole osservare come l’aglianico venga apprezzato, da più autori, per il suo carattere longevo.

Simone Feoli

Simone Feoli, Consigliere ONAV Avellino e Commissario ONAV Benevento

Sulla longevità di questo vitigno e sui differenti territori di provenienza dei sei calici di aglianico proposti in degustazione, si è incentrata la masterclass di approfondimento andata in scena al Castelluccio di Battipaglia, cornice d’eccezione per una serata degna di nota. Il “viaggio temporale” proposto dalle sei aziende presenti, è iniziato con il primo calice, Irpinia Aglianico DOC “Monsignore” 2019 dell’azienda Aminea, seguito da Irpinia Aglianico DOC “O Surs” 2017 di Tenuta de Lisio entrambi rappresentativi del territorio irpino. Successivamente, in compagnia di “Massaro”, IGT Colli di Salerno Rosso Aglianico 2018 di Viticoltori Lenza e “Corsaro”, DOC Cilento Aglianico 2019 di Carlo Polito si è andati alla scoperta delle territorio salernitano, lasciando spazio, a seguire, a “Forentum”, Aglianico del Vulture DOC 2016 dell’azienda Vitis in Vulure, in quel di Lavello, nel potentino. A termine della serata, il viaggio nei calici si è concluso con la scoperta di “Impeto”, IGP Beneventano Aglianico, millesimo 2010 dell’azienda Torre del Pagus di Paupisi, in terra sannita.

Ciro Macellaro

Ciro Macellaro delegato ONAV Salerno

Più volte si è dibattuto sulla complessità di un vitigno tanto longevo quanto austero e, con sempre vivo stupore, si registra puntualmente un forte senso di stupore nel constatare come l’aglianico non ceda mai alla dolci e morbide lusinghe del tempo: l’acidità e la complessità di questo grande vitigno riescono ad accompagnare un percorso di evoluzione che spinge l’aglianico ben al di là del decennio, riservando ad una platea tanto ampia quanto curiosa, di degustatori e appassionati, il piacere della scoperta di un carattere di pregio straordinario per il grande rosso del Sud Italia.