di Antonio Stanzione
Il vino Naturale, Vero o Secondo Natura, nasce sempre e comunque da una visione, un concetto di viticoltura che esclude, durante tutte le fasi della produzione, l’utilizzo di additivi di natura chimica. Non solo, nasce da uve coltivate seguendo i metodi dell’agricoltura biologica o biodinamica. Ma un vino naturale prevede anche che il contributo dell’uomo, sia nella coltivazione della vite, che nella trasformazione dell’uva in vino, sia ridotto al minimo. Tanta strada si è fatta per regolamentare questo prodotto in Italia, ma tanta bisogna ancora farne, soprattutto per definire regole chiare per tutti gli attori di questo settore, sempre più in espansione. Sicuramente, Angiolino Maule è tra le persone, la cui attività ha contribuito molto a focalizzare l’attenzione sul mondo dei vini Naturali in Italia; già patron de “La Biancara”, azienda vitivinicola che affonda le proprie radici sulle colline di Gambellara, in Veneto e fondatore di “VinNatur”, un’associazione di produttori che “intende preservare l’individualità del vino dall’omologazione che chimica, tecnologia e industrializzazione hanno portato nelle attività vitivinicole”.
Il vino Naturale rappresenta un “approccio” affascinante e abbiamo deciso di parlarne con Angiolino Maule, uno dei massimi esponenti, non solo a livello nazionale, di questa corrente filosofica.
Come e da dove nasce l’attenzione verso il vino naturale?
Nasce dalla necessità di conferire ai miei vini un carattere unico di territorialità e salubrità; personalmente credo sia l’unico modo per raggiungere questo obiettivo. Nelle mie prime vendemmie ero appoggiato da un enologo tendenzialmente interventista. In poco tempo ho capito che il suo aiuto non mi offriva questa aspirazione.
La sua è tra le più autorevoli associazioni di vignaioli italiana, quali sono state le sfide più difficili che avete dovuto affrontare?
La prima sfida è stata quella di rendersi autosufficienti economicamente, per poter collaborare con centri di ricerca e sperimentazione ed accrescere la nostra conoscenza in materia di viticoltura e vinificazione naturale. Contemporaneamente abbiamo potuto fare molte analisi su pesticidi e anidride solforosa (in oltre 10 anni) per controllare e selezionare i produttori iscritti in base a controlli oggettivi. Le analisi e la creazione di un disciplinare di produzione hanno avuto come conseguenza l’abbandono di molti associati che non erano concordi o non rimanevano dentro ai parametri, ma ha fatto acquisire credibilità e tanti nuovi associati giovani e più desiderosi di mettersi in gioco.
Per primi in Italia avete deciso di dotarvi di un protocollo interno che prevede la certificazione biologica per i vostri associati, come mai?
La certificazione biologica per il vigneto (requisito minimo richiesto) è per noi un ottimo punto di partenza che permette di avere una tracciabilità adeguata ed un primo controlla base. Oltre a questo chiediamo agli associati di fare qualcosa in più; limiti più rigorosi di rame e zolfo, esclusione di ogni additivo in cantina sono solo alcuni punti essenziali per noi.
Potrebbe fornirci una sua definizione personale di vino naturale?
Un vino che non ha visto l’uso di prodotti di sintesi o tecnologie invasive né in campagna ne in cantina, in cui l’uomo (anch’esso parte della natura) interviene rispettosamente, lo stretto necessario ad assicurare un prodotto equilibrato e godibile.
Potrebbe lasciarci un pensiero per chi approccia al mondo del vino secondo natura, solo per mo-da?
Mi auguro non ci siano molte persone di questo tipo. Spesso io condanno gli estremismi, che solitamente piacciono a chi segue le mode. Il vino naturale è qui per restare, solo dimostrando serietà e coerenza avrà un futuro duraturo ed in crescita.
Quali saranno le nuove sfide di VinNatur?
Sono molte, stiamo puntando tanto sulla formazione dei produttori associati, grazie a webinar con ricercatori agronomi e microbiologi, per aumentare il livello di competenza e preparazione degli stessi. Un altro obiettivo è quello di creare un marchio distintivo che sia sempre più presente nelle etichette dei produttori associati, per diffondere un sentimento di appartenenza e serietà, anche nei confronti dei consumatori finali. In ultima, se le diverse opinioni riusciranno a convergere, si potrà ipotizzare la creazione di una certificazione vera e propria per il vino naturale, che possa coinvolgere tutti i produttori naturalisti, Qui la sfida è decisamente impervia data la grande “biodiversità” del mondo del vino naturale.