Il ruolo dell’enoturismo post-pandemia

di Simone Feoli

una nuova opportunità di sviluppo per le aziende vitivinicole o una leva strategica per la promozione territoriale?

Il primo semestre di questo particolarmente travagliato 2020 è oramai alle porte: è indiscutibile che le vicende che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, abbiano necessariamente determinato un riordinamento degli indirizzi strategici nei processi di amministrazione aziendale dei singoli operatori della filiera vitivinicola nazionale. In un momento iniziale in cui l’opportunità escursionistica e l’esperienza di viaggio rappresentavano non più di un mero esercizio d’immaginazione, la fase 3 in cui ci si ritrova a vivere ora, consegna alla straordinariamente variegata popolazione dei wine lovers e non solo quella che potrebbe essere definita la primavera dell’enoturismo italiano. Lo scenario attuale evidenzia come il desiderio di ritrovare nuove esperienze di viaggio sia dominante nella mente dei wine lovers, che sempre più ricercano quel tipo di esperienza di visita e conoscenza diretta del mondo del vino presso quei luoghi in cui l’attività enoica è di casa.

Alla luce dei mutamenti sociali ed economici generati dalla pandemia, il turismo di prossimità, tendenzialmente, vivrà una stagione di prosperità, poiché si procederà ad un graduale coinvolgimento nelle attività escursionistiche. In tal senso, un territorio come il vigneto Italia, che ricordiamo essere connotato da elevata biodiversità, ampia numerosità di marchi d’origine e, soprattutto, ricchezza artistica – culturale delle regioni vinicole italiane tutte, sarà pienamente coerente rispetto alle esigenze escursionistiche della popolazione del Bel Paese.

Lo scorso 27 maggio l’Associazione Nazionale Città del Vino ha presentato il “XVI rapporto sul turismo del vino in Italia” consegnando alla filiera vitivinicola tutta e alla comunità scientifica le evidenze dell’indagine annuale condotta dall’Osservatorio sul Turismo del Vino. Dal rapporto emerge come, nel 2019, si siano registrati incrementi positivi sia sul numero complessivo di presenze enoturistiche che sul valore economico della complessiva filiera. Segnali davvero incoraggianti che, allo stato attuale, devono rappresentare elementi di stimolo per le cantine, in primo luogo e, ancor più, i soggetti pubblici che a vario titolo concorrono nella definizione dei quadri normativi di riferimento. Se da un lato è da incentivare lo sviluppo di strategie aziendali volte ad incrementare l’attività enoturistica, è evidente come, d’altro canto, vada allargato il campo d’azione, coinvolgendo tutti gli operatori che a vario titolo concorrono nel contesto territoriale di riferimento, così da poter articolare un piano di supporto allo sviluppo enoturistico locale.

Moderazione e prudenza saranno le parole chiave per le prossime attività, tuttavia, se è vero che il turismo di prossimità si prepara a vivere una grande stagione di successo, l’enoturismo non può non rappresentare elemento centrale nei processi decisionali del comparto. La primavera enoturistica è alle porte!